I libertari Toscani sbarcano su Facebook!

E’ partito nei giorni scorsi il “progetto Facebook” del Clan Libertario Toscano “Filippo Mazzei”.

Uno strumento in più nelle mani dei libertari, liberali e liberisti Toscani, per rendere sempre più agevole e friendly il contatto ed il confronto non solo fra noi che amiamo la libertà individuale e ci troviamo spesso a navigare da soli nel mare ostile della “rossa” Tuscia, ma anche col “resto del mondo”, spesso così lontano dalle nostre idee ma con il quale è comunque doveroso ed indispensabile confrontarsi, nel quotidiano, pronti non solo a proporre ma anche ad ascoltare.

Da oggi le distanze non sono più un problema…iscriviti anche tu al nostro gruppo, e vieni a conoscerci di persona: si parte!!!

Toscana, la patria dei clandestini

La Regione ha presentato una proposta di legge che punta a disegnare un nuovo modello di convivenza fra Toscani e cittadini immigrati: ancora una volta a prevalere è l’idea “costruttivista”, che, come spiegato a suo tempo dal liberale Von Hayek, ritiene l'uomo in grado di alterare a suo piacimento le istituzioni della società e della civiltà in modo che possano soddisfare i suoi desideri o le sue aspirazioni, quel costruttivismo che ritiene erroneamente tutte le istituzioni umane esiti di piani intenzionali, in altre parole di progetti deliberati e consapevoli, più che di conseguenze non intenzionali di azioni umane.

Si pensa così di poter modellare le masse e pianificarne la convivenza dall'alto di uno scranno, ma gli ultimi anni mostrano senza tema di smentita che gli interventi in materia di Regione e Comuni, lungi dal favorire l'integrazione, sono più spesso forieri di tensioni e malumori: l’esempio più lampante è probabilmente quello di Colle di Val d’Elsa, dove una pacifica comunità islamica che mai aveva creato problemi in città, è finita nell’occhio del ciclone dopo che l’amministrazione locale ha deciso di dare il là al progetto di una moschea mal digerita dai colligiani. Dialogo ed integrazione sono le parole d’ordine, incomprensioni ed ansie i risultati: che cosa penseranno ad esempio i Toscani, per tornare al recente intervento di Martini e sodali, della “sanatoria per via ospedaliera” degli immigrati irregolari, cui saranno garantiti coi nostri soldi (due milioni di euro all’anno) l'accesso al servizio sanitario ed interventi “urgenti”, come un pasto o un letto per dormire?

Certo, per alcuni si tratterà di diritti inviolabili, da garantire anche a chi regolare non è, ma come è possibile parlare di diritti quando migliaia e migliaia di cittadini saranno coartati per organizzare questa “solidarietà” sempre più imposta? I diritti non vanno molto d’accordo con la coercizione, eppure questo strano sodalizio ci viene propinato sempre più spesso, all’alba della nuova “Era Obama”.

Sia chiaro, senza solidarietà una società non sta in piedi. Ma abbiamo davvero bisogno del furto di Stato (leggasi tassazione) per essere solidali? In passato la carità privata ha già stupito, dando meravigliosa prova di sé: alla mente corre ad esempio il caso dello tsunami, quando in poche ore, telefonini alla mano, milioni di cittadini dettero il loro spontaneo aiuto superando di gran lunga le cifre raccolte dai “munifici” Stati nazionali. E splendidi volontari sono al lavoro ogni giorno al fianco dei più deboli senza che nessuno punti loro una pistola alla tempia per attivarsi in tal senso.

E’ davvero giusto perorare la causa di una coesistenza coatta tra individui che, se fossero liberi, sceglierebbero di condurre esistenze indipendenti? Lasciamo per un attimo perdere le possibili motivazioni, che potrebbero in effetti anche essere odiose (alla fine il razzismo, per dirla con Ayn Rand, altro non è che “la più bassa, la più rozza e primitiva forma di collettivismo”): perché incentivare questa convivenza forzata? Le banlieux parigine, nulla hanno insegnato in proposito? Gli stranieri regolari residenti in Toscana sono già oltre i 300mila: norme come questa rischiano di far precipitare la situazione, minando ancor più un tessuto sociale che appare già decisamente sfibrato.

Immigrazione su invito: questa è l’unica vera soluzione, prospettata fra gli altri dal libertario statunitense Hans Herman Hoppe. Come scrive in “Abbasso la democrazia!”,
un governo che voglia salvaguardare i propri cittadini e le loro proprietà dall'integrazione forzata e dagli invasori stranieri, ha due metodi per farlo - uno di tipo correttivo ed uno preventivo. Il primo è destinato ad alleviare gli effetti dell'integrazione forzata una volta che l'evento si sia realizzato [...] Per fare ciò il governo deve ridurre la quota di proprietà pubblica ed ampliare quella di proprietà privata il più possibile; e, quale che sia la proporzione fra proprietà pubblica e privata, il governo dovrebbe sostenere - invece di indebolire - il diritto di ciascun proprietario ad ammettere ed escludere chiunque dalla sua proprietà. Se la maggior parte della proprietà è privata e il governo contribuisce alla tutela dei diritti dei proprietari, gli immigrati non invitati, anche se sono riusciti a varcare i confini e quindi ad entrare nel paese, non dovrebbero essere in grado di procedere molto oltre [...] Quanto alla prevenzione, in tutti i porti d'ingresso e lungo i confini, il governo deve controllare che tutti gli individui che entrano nel paese per la prima volta siano muniti di un biglietto d'ingresso, ovvero di un invito valido da parte di un proprietario residente: chiunque ne sia sprovvisto, dovrà essere espulso a proprie spese
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Libera contrattazione, difesa e valorizzazione della proprietà privata, sfida alle moderne superstizioni: è la ricetta di Hoppe l'unica strada attualmente percorribile.

Alla crisi dei mercati si risponde...col mercato!

Una task force e milioni su milioni di euro stanziati: questa l’iniziativa della regione Toscana per la crisi finanziaria. Ne ha parlato il presidente della Regione Toscana Claudio Martini prima della seduta straordinaria del Consiglio regionale sull’economia. “Una crisi - ha detto Martini - che in Toscana metterebbe a rischio tra i 3 e i 5mila lavoratori”. Si tratta di un accordo tra banche, fondazioni, sindacati, imprenditori e universita’, grazie al quale 54 milioni di euro andranno a finanziare piccole e medie imprese, mentre il resto sarà impiegato per studenti, famiglie, lavoratori atipici e cassintegrati.

La ricetta individuata dalla nostra Regione consiste pertanto in un intervento massiccio sui mercati, in linea con quanto prospettato dal governo nazionale e dai governi europei e statunitense. Una ricetta sbagliata, il cui risultato sarà soltanto quello di rimandare nel tempo i l crack definitivo e nel frattempo di renderlo, se possibile, ancor più drammatico.
Sbagliata perché punta proprio su quello strumento – l’intervento pubblico - che costituisce la vera causa di ogni depressione economica, come splendidamente dimostrato decenni fa dalla Scuola Austriaca dell’economia (i vari Mises, Hayek e Rothbard, per intendersi).

In questi mesi ci hanno raccontato che la causa della crisi sarebbe il libero e “selvaggio” mercato…ma è davvero così libero questo mercato finanziario, ossia, per usare le parole di Francesco Carbone, "un sistema i cui processi SONO fortemente INFLUENZATI, COMANDATI, MANIPOLATI, ALTERATI, DIRETTI da un pianificatore CENTRALE e monopolista del CREDITO e della MONETA in COLLUSIONE con un ristretto numero di ENTITA' FINANZIARIE e lo STATO?
No, non si tratta di un mercato libero: quello che abbiamo innanzi è un mercato quotidianamente distorto dall’intervento pubblico, che impedisce ai meccanismi di mercato di funzionare correttamente e agli agenti economici di prendere decisioni sulla base di informazioni sensate.
Ma nonostante tale massiccio intervento, di cui il piano toscano costituisce, a dire il vero, solo la punta dell’iceberg, questo mercato così umiliato, sconvolto e incatenato, se lasciato solo un po’ più libero di esplicare le proprie forze, riuscirebbe comunque a porre rimedio: i fallimenti a catena di questo periodo ne sono la dimostrazione, e saranno certo dolorosi, ma pur sempre salutari.
Coloro che inducono in errore gli imprenditori (in due parole lo Stato ed il settore pubblico, le Banche Centrali e le banche commerciali) e coloro che si lanciano di conseguenza in investimenti fallimentari, devono infatti pagare di tasca propria: non può essere sempre il cittadino inerme ed incolpevole a rimetterci, perché in questo si risolverà alla fine l’accordo siglato dal presidente Martini, anche se a prima vista potrebbe sembrare esattamente il contrario.

Non cadete nella trappola di quei politici che per distogliere l’attenzione dalle loro malefatte puntano il dito contro lo spauracchio di fantomatici speculatori e contro la corruzione che regnerebbe nel “regno del profitto”: i primi (gli speculatori), sono in realtà il prototipo dell’eroe moderno, i secondi ( i corrotti) sono del tutto contigui alla classe politica che prima li foraggia e poi finge di incolparli, come in questi giorni ci insegna anche il "caso Obama", che ha nominato quale nuovo chief of staff(la posizione più importante nella presidenza), udite udite, Rahm Emanuel, ex direttore di Fannie Mae, la banca di natura semipubblica che ha comprato il 50% dei mutui cartolarizzati, ha avuto uno scandalo nel 2004 per aver falsificato i bilanci per centinaia di miliardi, è fallita, ed è infine stata salvata con 300 miliardi di impegno da parte dello stato in settembre. Questo è lo stratega politico che ha architettato la vittoria di Obama puntando come tema sull'avidità di wall Street, che avrebbe operato senza controlli arricchendosi all'insaputa e a danno di milioni di americani innocenti. Il guru del neo-presidente americano era nel consiglio di amministrazione di Fannie Mae dove si riciclavano i mutui subprime, e qualcuno ha pureil coraggio di sperare nella nuova amministrazione per uscire dalla crisi!!!

Che dire infine della forte reazione dell’opposizione in Consiglio Regionale? Di sicuro certi atteggiamenti, tesi più ad attrarre l’attenzione dei media che ad altro, non bastano; anche in quota Pdl, sotto i fumi del tremontismo imperante, nessuno pare cogliere i veri motivi di questa depressione economica, e nessuno si prende la briga di indicare l’unica soluzione possibile: laissez – faire, laissez – faire, laissez – faire.
A quando la capacità di prendere le distanze dalle posizioni “dominanti”, così come coraggiosamente fatto, ad esempio, in tema di ambiente? A quando un Popolo che sia veramente…della Libertà?

La Casta rientra dalla finestra...

Dopo lo scandalo ed il clamore suscitati lo scorso anno dal libro-inchiesta “La Casta” di Rizzo e Stella, in cui venivano messi a nudo gli scempi e le ruberie della nostra classe politica, qualcosa in Toscana sembrava essersi mosso: il riordino delle comunità montane, annunciato più volte dalla nostra Regione, pareva esserne il fiore all’occhiello.

Pareva, perché come al solito la Casta, uscita dalla porta, è rientrata dalla finestra: dalle 20 comunità montane (CM) toscane si è passati a 14 CM e 4 “Unioni speciali dei comuni”: è questo il nome scelto dai nostri governanti per prenderci in giro ancora una volta.

Già, perché le Unioni speciali altro non sono che il solito “carrozzone” pubblico pronto a succhiar soldi ai cittadini inermi, come prontamente testimoniato dalle parole di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana, secondo cui certi enti a “tutela” della Montagna (avete letto bene, Giurlani usa proprio la maiuscola, il dio Montagna viene sempre adorato dai parassiti che ne ricevono la grazia sotto forma di moneta sonante!) sarebbero imprescindibili.

Insomma, passato un solo anno, il sistema che era stato definito da tutti come una delle zavorre del nostro paese torna ad essere inattaccabile. La risposta potrebbe giungere, forse, solo da quel federalismo fiscale di cui tutti parlano da anni, ma che ancora nessuno si è sognato di realizzare. Come infatti scrive Carlo Lottieri, "quando i ceti politici locali finanziano le loro iniziative non già con i soldi ottenuti direttamente dai loro contribuenti-elettori, ma grazie ad una più generale ( spesso molto complicata) ripartizione delle entrate pubbliche, l’incentivo a spendere finisce per essere molto alto. Se l’Italia ha oggi un debito pubblico record, che supera il 100% del Pil, questo si deve anche al fatto che abbiamo centri di spesa in larga misura irresponsabili. Viceversa, se una data regione o un dato comune dovessero chiedere ai loro stessi contibuenti- elettori i mezzi finanziari per avviare questa o quell’iniziativa, sarebbe ragionevole attendersi che vi sia un’attenzione maggiore a non lanciarsi in spese ingiustificate e a non sprecare risorse".
A quando le comunità di contribuenti, per tutelare le nostre tasche indifese?