Alla crisi dei mercati si risponde...col mercato!

Una task force e milioni su milioni di euro stanziati: questa l’iniziativa della regione Toscana per la crisi finanziaria. Ne ha parlato il presidente della Regione Toscana Claudio Martini prima della seduta straordinaria del Consiglio regionale sull’economia. “Una crisi - ha detto Martini - che in Toscana metterebbe a rischio tra i 3 e i 5mila lavoratori”. Si tratta di un accordo tra banche, fondazioni, sindacati, imprenditori e universita’, grazie al quale 54 milioni di euro andranno a finanziare piccole e medie imprese, mentre il resto sarà impiegato per studenti, famiglie, lavoratori atipici e cassintegrati.

La ricetta individuata dalla nostra Regione consiste pertanto in un intervento massiccio sui mercati, in linea con quanto prospettato dal governo nazionale e dai governi europei e statunitense. Una ricetta sbagliata, il cui risultato sarà soltanto quello di rimandare nel tempo i l crack definitivo e nel frattempo di renderlo, se possibile, ancor più drammatico.
Sbagliata perché punta proprio su quello strumento – l’intervento pubblico - che costituisce la vera causa di ogni depressione economica, come splendidamente dimostrato decenni fa dalla Scuola Austriaca dell’economia (i vari Mises, Hayek e Rothbard, per intendersi).

In questi mesi ci hanno raccontato che la causa della crisi sarebbe il libero e “selvaggio” mercato…ma è davvero così libero questo mercato finanziario, ossia, per usare le parole di Francesco Carbone, "un sistema i cui processi SONO fortemente INFLUENZATI, COMANDATI, MANIPOLATI, ALTERATI, DIRETTI da un pianificatore CENTRALE e monopolista del CREDITO e della MONETA in COLLUSIONE con un ristretto numero di ENTITA' FINANZIARIE e lo STATO?
No, non si tratta di un mercato libero: quello che abbiamo innanzi è un mercato quotidianamente distorto dall’intervento pubblico, che impedisce ai meccanismi di mercato di funzionare correttamente e agli agenti economici di prendere decisioni sulla base di informazioni sensate.
Ma nonostante tale massiccio intervento, di cui il piano toscano costituisce, a dire il vero, solo la punta dell’iceberg, questo mercato così umiliato, sconvolto e incatenato, se lasciato solo un po’ più libero di esplicare le proprie forze, riuscirebbe comunque a porre rimedio: i fallimenti a catena di questo periodo ne sono la dimostrazione, e saranno certo dolorosi, ma pur sempre salutari.
Coloro che inducono in errore gli imprenditori (in due parole lo Stato ed il settore pubblico, le Banche Centrali e le banche commerciali) e coloro che si lanciano di conseguenza in investimenti fallimentari, devono infatti pagare di tasca propria: non può essere sempre il cittadino inerme ed incolpevole a rimetterci, perché in questo si risolverà alla fine l’accordo siglato dal presidente Martini, anche se a prima vista potrebbe sembrare esattamente il contrario.

Non cadete nella trappola di quei politici che per distogliere l’attenzione dalle loro malefatte puntano il dito contro lo spauracchio di fantomatici speculatori e contro la corruzione che regnerebbe nel “regno del profitto”: i primi (gli speculatori), sono in realtà il prototipo dell’eroe moderno, i secondi ( i corrotti) sono del tutto contigui alla classe politica che prima li foraggia e poi finge di incolparli, come in questi giorni ci insegna anche il "caso Obama", che ha nominato quale nuovo chief of staff(la posizione più importante nella presidenza), udite udite, Rahm Emanuel, ex direttore di Fannie Mae, la banca di natura semipubblica che ha comprato il 50% dei mutui cartolarizzati, ha avuto uno scandalo nel 2004 per aver falsificato i bilanci per centinaia di miliardi, è fallita, ed è infine stata salvata con 300 miliardi di impegno da parte dello stato in settembre. Questo è lo stratega politico che ha architettato la vittoria di Obama puntando come tema sull'avidità di wall Street, che avrebbe operato senza controlli arricchendosi all'insaputa e a danno di milioni di americani innocenti. Il guru del neo-presidente americano era nel consiglio di amministrazione di Fannie Mae dove si riciclavano i mutui subprime, e qualcuno ha pureil coraggio di sperare nella nuova amministrazione per uscire dalla crisi!!!

Che dire infine della forte reazione dell’opposizione in Consiglio Regionale? Di sicuro certi atteggiamenti, tesi più ad attrarre l’attenzione dei media che ad altro, non bastano; anche in quota Pdl, sotto i fumi del tremontismo imperante, nessuno pare cogliere i veri motivi di questa depressione economica, e nessuno si prende la briga di indicare l’unica soluzione possibile: laissez – faire, laissez – faire, laissez – faire.
A quando la capacità di prendere le distanze dalle posizioni “dominanti”, così come coraggiosamente fatto, ad esempio, in tema di ambiente? A quando un Popolo che sia veramente…della Libertà?

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