Il Sommo Poeta, Mastro Adamo e i falsari d'ogni tempo

Oggi scendiamo agli Inferi con Dante, alla riscoperta di un passo non molto noto della Divina Commedia che narra della dannazione eterna a cui è condannato tal Mastro Adamo, di "professione"...falsario.

Il fiorino, il cui nome deriva dal giglio, è la moneta di allora, ventiquattro carati d'oro che Mastro Adamo riduce a ventuno, battendo monete "ch'avevan tre carati di mondiglia", ossia di metalli vili.

Come scrive Fabio Gallazzi, "l'ottimo fiorino precede e fonda la società in cui viene creata la Commedia, che rende omaggio a questa legge culturale registrando l'orrida pena secolare di Mastro Adamo e la sua dannazione eterna. Per soli tre carati di mondiglia su ventiquattro: quale infinita punizione stanno accumulando o scontando i falsari istituzionali dei tempi moderni"?

No, non stiamo parlando di Fabrizio Corona o di coloro che periodicamente finiscono sui quotidiani, fermati dalle "fiamme gialle" con l'accusa di aver falsificato banconote. In casi simili, in realtà, non possiamo neppure parlare di falsificazione; come scrive Walter Block, "la definizione che il vocabolario dà della falsificazione dice copiare senza autorizzazione e spacciare la copia falsa per autentica o originale. Ma se ciò che viene copiato è di per sè falso, allora il falsario non sta spacciando la copia falsa per autentica, sta solo spacciando un'altra copia falsa".

Già, è il denaro di Stato ad essere falso: il sistema bancario e le banche centrali, collusi col Leviatano, danno quotidianamente luogo alla creazione dal nulla di depositi bancari cui non corrisponde alcun attivo reale, depositi bancari a vista che non sono cioè coperti da unità monetarie fisiche (ad esempio di oro) custodite nei forzieri della banca, e che vengono comunemente denominati "mezzi fiduciari". Da qui nascono le cicliche depressioni economiche, da qui nasce la continua perdita di potere d'acquisto del denaro che abbiamo in tasca. Il tema è di quelli ostici, motivo per cui eccovi un video che cerca di spiegare, in maniera molto semplice, quello che accade per mano dello Stato falsario:



Dedicato a tutti coloro che invocano l'intervento dello Stato per risolvere una depressione economica che è lo Stato stesso ad aver provocato: possiate bruciare agli Inferi, assieme a Mastro Adamo.

Inferno,
Canto XXX

Io vidi un, fatto a guisa di lëuto,
pur ch'elli avesse avuta l'anguinaia
tronca da l'altro che l'uomo ha forcuto.

La grave idropesì, che sì dispaia
le membra con l'omor che mal converte,
che 'l viso non risponde a la ventraia,

faceva lui tener le labbra aperte
come l'etico fa, che per la sete
l'un verso 'l mento e l'altro in sù rinverte.

"O voi che sanz'alcuna pena siete,
e non so io perché, nel mondo gramo",
diss'elli a noi, "guardate e attendete

a la miseria del maestro Adamo;
io ebbi, vivo, assai di quel ch'i' volli,
e ora, lasso!, un gocciol d'acqua bramo.

Li ruscelletti che d'i verdi colli
del Casentin discendon giuso in Arno,
faccendo i lor canali freddi e molli,

sempre mi stanno innanzi, e non indarno,
ché l'imagine lor vie più m'asciuga
che 'l male ond'io nel volto mi discarno.

La rigida giustizia che mi fruga
tragge cagion del loco ov'io peccai
a metter più li miei sospiri in fuga.

Ivi è Romena, là dov'io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch'io il corpo sù arso lasciai.

Ma s'io vedessi qui l'anima trista
di Guido o d'Alessandro o di lor frate,
per Fonte Branda non darei la vista.

Dentro c'è l'una già, se l'arrabbiate
ombre che vanno intorno dicon vero;
ma che mi val, c' ho le membra legate?

S'io fossi pur di tanto ancor leggero
ch'i' potessi in cent'anni andare un'oncia,
io sarei messo già per lo sentiero,

cercando lui tra questa gente sconcia,
con tutto ch'ella volge undici miglia,
e men d'un mezzo di traverso non ci ha.

Io son per lor tra sì fatta famiglia;
e' m'indussero a batter li fiorini
ch'avevan tre carati di mondiglia.

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