E noi chi dovremmo arrestare?

E' con piacere che ricevo e pubblico questo splendido e provocatorio pezzo scritto da Romano Redini, socio fondatore del nostro Clan Mazzei. Buona lettura a tutti voi.


Il 5 Marzo 2008 due città del Vermont, Brattleboro e Marlboro, hanno votato un referendum per far arrestare Bush e Cheney, Presidente e Vice Presidente degli Stati Uniti. L’accusa è di “crimini contro la Costituzione”. La polizia locale è stata allertata per l’ esecuzione del mandato e da allora, sarà un caso, ma Bush e Cheney non hanno messo più piede nel Vermont. Le due città si son richiamate al fatto che «Una costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto di un popolo che crea un governo: un governo senza costituzione è un potere senza diritto…» (T. Paine, 1771). E chi si mette fuori della Costituzione va arrestato.
Lasciando da sola la politica, intesa come rappresentanza elettiva, essa non ha altra giustificazione che l' autoreferenzialità. Ogni cosa le è permessa ed è inutile lamentarsi. Soprattutto quando più che di interessi dei cittadini si tratta delle ragioni della stessa classe politica, dalla legge elettorale al finanziamento dei partiti, dalle diarie alle previdenze, in una parola dei costi della politica.
Lasciare che siano gli stessi corpi politici ad assegnarsi liberamente posti, denari e benefici, senza alcun tipo di controllo, è la causa prima del formarsi di quel mondo separato dalla vita dei cittadini; la famelicità, la supponenza, la disonestà, sono conseguenze discendenti dal disinteresse dei cittadini, paghi solo di aver dato un voto. "Ogni cinque anni gli elettori fanno la loro croce; e dopo la devono portare." (Birgit Berg-Khoshnavaz) " e chi lavora non sa fare altro, nemmen difendersi dai ladri"...
Le leggi elettorali, per es., dovrebbero essere costituzionalizzate e si eviterebbe così il cambiamento ad ogni legislatura. [Costituzionalizzare una legge significa sottoporla al voto popolare e recepirla solo se approvata dalla maggioranza dei votanti; e solo la maggioranza dei votanti la potrà in seguito abrogare o modificare - cosa inaudita per l’ Italia!].
Le denunce pubbliche di questi tempi sono la riprova non tanto o soltanto delle malefatte della Casta, quanto piuttosto della dabbenaggine degli elettori. I quali avrebbero dovuto sapere che quando mancano i gatti, i topi ballano, e l'ordinaria dialettica tra destra, sinistra, centro e dintorni, cessa del tutto in nome di una tacita complicità. La democrazia rappresentativa, un simulacro atto a spacciare una dittatura collegiale (ma la tendenza è il bipolarismo; in due ci s’ accorda meglio) porta inevitabilmente agli abusi ultimamente denunciati. Ma si può risalire agli albori di questo Stato, andando a ritroso di abuso in abuso delle caste d’ ogni tempo, fino all’ abuso epocale dell’ unità statale. Mai il Popolo ha avuto sentore di sovranità, poiché sempre è stato servito da fedeli servitori tuttofare, senza mai realizzare che un Popolo, vero, si serve da solo; non ha bisogno di servitori, sia pure fedeli.
Ora, come sempre, ci si perde in chiacchiericci che vanno al nulla eterno, in un vuoto e futile scandalizzarsi... Scandalizzarsi di che? in definitiva di non aver mai messo in essere degli strumenti di controllo che la sovranità popolare, quella vera, non quella impastoiata all’ art. 1 della Costituzione, avrebbe dovuto suggerire.
Ora ditemi, chi sono i veri colpevoli? Chi ha votato in tutti questi anni le caste del momento, spesso per inconfessabili motivi, per semplice scempiaggine o addirittura per stupida tifoseria..? o chi non ha votato? Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti, e taccia!
Thomas Jefferson divide gli uomini «in due fazioni: coloro che temono il popolo, perché non ne hanno alcuna fiducia e desiderano togliergli tutto il potere per porlo nelle mani delle classi alte, e coloro che si identificano con il popolo, si fidano di esso, lo apprezzano e lo considerano come il depositario più vero ed onesto dell' interesse pubblico.»
Voi con chi state?

Romano Redini

Il vero mostro è Realacci

Legambiente ed Ermete Realacci, ministro per l'ambiente del "governo ombra" del Pd, tuonano contro gli ecomostri e gli abusi edilizi in Toscana: in ballo c'è la solita pioggia di quattrini, in questo caso quelli che avrebbero dovuto essere destinati al fondo per le demolizioni delle opere abusive e a quello per il ripristino del paesaggio, e che invece sembra verranno tagliati dal governo Berlusconi.


Alcuni dei "mostri" su cui viene focalizzata l'attenzione costituiscono in effetti uno scempio, inseriti come sono nello splendido paesaggio toscano, ma a preoccupare è la vecchia concezione ideologica sottesa a certe dichiarazioni: quando si scagliano contro i "pirati del mattone", Realacci e soci sembrano ancora offuscati dalla vecchia avversione comunista nei confronti della proprietà privata e verso tutto quanto sia figlio della libertà individuale anziché di una pianificazione di stampo sovietico.

Nell'edilizia, come in qualsiasi altro campo, l'ordine è figlio della libertà.
La pianificazione risulta sempre incapace di fornire quelle risposte che sgorgano invece spontaneamente dalla libera interazione fra individui in un contesto di libero mercato, in quanto i pianificatori non possono mai possedere le informazioni necessarie a prendere decisioni a livello decentrato. La conoscenza di cui necessiterebbero, che è una conoscenza strettamente esclusiva e tacita, quindi non articolabile, è infatti dispersa fra migliaia di individui, come ci spiega perfettamente la Scuola Austriaca di economia con i suoi maestri Mises ed Hayek, e pertanto non è possibile disporne o considerarla come "data", sì da redigere un piano d'azione coerente e adatto a tutti.

I "nostri" sono invece ancora convinti che una pianificazione minuziosa possa risolvere qualsiasi problema e che il socialismo possa scongiurare operazioni ad alto impatto ambientale: peccato che i peggiori scempi che la storia ricordi siano figli proprio della pianificazione statale…il "Vinosauro" di Radda in Chianti ne è per l'appunto un luminoso esempio: costruito dal Ministero dell'Agricoltura e mai portato a termine su un territorio prima di proprietà dello Stato, poi della Regione, se ne chiede l'abbattimento addirittura dal 1988, ma evidentemente l'occasione è buona per dare addosso al governo appena insediatosi.

Oltre all'impossibilità della pianificazione centrale, che crea sempre distorsioni e tensioni, a pesare in negativo sul piatto della bilancia è una legislazione in materia edilizia che si fa continuamente più oppressiva ed assurda, costringendo spesso i privati cittadini a "disubbidire". Trattasi in molti casi di leggi e regolamenti imposti per il gusto di imporre, privi di vere e solide motivazioni ma legati soltanto al capriccio e alle manie del potente di turno e alla continua smania della Casta di gestire le nostre esistenze, regole che non solo è inevitabile aggirare, ma addirittura moralmente doveroso calpestare, se vogliamo che i nostri diritti di proprietà continuino ad avere quantomeno una parvenza di rispetto.
Questo non significa che il verde delle nostre colline debba e possa essere ricoperto di cemento in maniera indiscriminata, i diritti di ciascuno devono essere rispettati, ma non è seguendo i "socialisti in salsa verde" che potremo mantenere intatto il millenario splendore della nostra Toscana.
Realacci non ci angosci con i suoi gusti in tema di edilizia…se fossero gli stessi che lo spingono a presentarsi in pubblico con un look quantomeno mostruoso, sarebbero veramente dolori.

Atto costitutivo

Domenica 22 giugno 2008, riuniti a Empoli, posta nel cuore della Toscana, noi sottoscritti liberi Toscani costituiamo il Clan Libertario Toscano “Filippo Mazzei” (CLT).
Ripartiamo da questa città emblematica, epicentro dell'egemonia delle ideologie totalitarie del “Secolo breve”; sede di partecipate che incarnano la pervasività dei poteri pubblici a scapito delle libertà personali e della proprietà privata; ancora oggi roccaforte elettorale di forze postcomuniste, reazionarie, stataliste.
Seguendo l'esempio datoci dalla vita e dagli scritti del nostro antenato, l'imprenditore, agricoltore, filosofo, patriota della Toscana e della Virginia, amico e collaboratore di Thomas Jefferson, Filippo Mazzei, lanciamo la nostra sfida nonviolenta di liberazione per la riconquista della nostra indipendenza.
I Toscani, le loro imprese e le loro comunità, sono oppressi da un conformismo politico che disprezza l'individuo e conculca i suoi diritti alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità; dallo statalismo e dalle burocrazie internazionali, europee, italiane, regionali, provinciali, circondariali; dallo spadroneggiare di oligarchie partitocratiche, sindacalistiche, corporativistiche, che campano sulle spalle di chi lavora e produce; dalla vile rassegnazione ai guasti morali di una politica orwelliana che chiama “solidarietà” gli innumerevoli sprechi e che lascia distruggere ciò che è di tutti come se fosse di nessuno.
Il CLT "Filippo Mazzei" si impegna a riscoprire e a vivificare i legami profondi fra le radici dell'individualismo e dello spirito spontaneamente anarchico dei Toscani e il pensiero liberale classico, il liberalismo antirivoluzionario anglosassone, il federalismo svizzero, il libertarismo statunitense dei Padri Fondatori, che parlavano e scrivevano il Toscano, la scuola austriaca e i suoi precursori, i lavori antiutopistici e antitotalitari di scrittori come George Orwell e Ayn Rand, fino al libertarismo contemporaneo di Murray N. Rothbard.
Il CLT si propone come strumento per il ripristino della intangibilità della proprietà privata, della centralità sociale dell'intrapresa, dello storico autogoverno delle nostre comunità, del nostro senso civico che continuamente si rinnova, appena si attenua l'oppressione e ritorniamo al nostro innato senso di libertà e responsabilità individuale.
Siamo contro lo stato, che se non fermato, continuerà ad arruolare funzionari, a moltiplicare norme, provvedimenti inutili, privilegi intollerabili, dirompenti ingiustizie e invidie sociali, fatalmente sempre più invasivo, opprimente, violento.
Il CLT dialogherà e coopererà, a tutto campo, con ogni altra forza civica, sociale e politica della Toscana, che condivida ideali - ma soprattutto concreti e specifici obiettivi - libertari, liberali, liberisti e finanche libertini. Parola toscana quest'ultima, con la quale furono chiamati nel 1500 i patrioti repubblicani senesi e toscani impegnati nell'eroica resistenza contro la corruzione papale, la dittatura medicea, l’occupazione straniera.
Il CLT ha l'ambizione di gettare sulla vita toscana contemporanea uno sguardo critico, costruttivamente riformatore, anticonformista, irriverente, intransigente, con la speranza di far rifiorire nella nostra terra, come le piantine che Filippo Mazzei portò con sé nel Nuovo Mondo, i frutti della libertà.
I sottoscritti soci fondatori nominano amministratore unico del Clan, il sig. Leonardo Butini.
All'amministratore unico è dato pieno mandato di provvedere all'avvio del Clan come associazione di fatto, federata con il Movimento Libertario italiano.
I sottoscritti soci fondatori e costituenti si sono iscritti al Movimento Libertario sottoscrivendo lo Statuto nazionale e versando all'amministratore unico le relative quote.
In attesa del prossimo congresso libertario nazionale e della prima assemblea costituente del Clan Libertario Toscano “Filippo Mazzei”, i nuovi aderenti si iscriveranno presso l'amministratore unico con modalità analoghe a quelle seguite sinora.
L'amministratore unico custodisce le quote sociali versate ed esercita il ruolo di tesoriere, che potrà eventualmente delegare. Tali quote sono così ripartite: il 70% sarà destinato al Movimento nazionale ed il rimanente 30% al nostro Clan.
Alla prima assemblea costituente sarà responsabilità dell'amministratore unico, o del tesoriere da lui eventualmente nominato, di presentare il bilancio consolidato.
L'amministratore unico potrà avvalersi dell'aiuto dei soci fondatori, firmatari del presente atto costitutivo, che sono costituiti come consiglio direttivo provvisorio del Clan.
In caso di inattività o qualsiasi impedimento dell'amministratore unico, prolungatosi oltre i cento giorni, il consiglio direttivo provvisorio potrà sostituirlo, con un atto scritto, motivato, controfirmato dalla maggioranza assoluta dei soci fondatori che ne sono membri.
La sede sociale provvisoria è presso la residenza dell'amministratore unico.
Entro tre anni dalla sottoscrizione del presente atto costitutivo e comunque entro e non oltre sei mesi dal raggiungimento del numero di cento aderenti, l'amministratore unico dovrà convocare l'assemblea generale dei soci per le ulteriori determinazioni necessarie al raggiungimento dei comuni obiettivi di libertà.
Eventuali dispute interne, conflitti di competenza fra organi, problemi interpretativi del presente atto, saranno affidati esclusivamente all'arbitrato dell'amministratore delegato del Movimento Libertario italiano, il cui lodo sarà inappellabile.
Il presente atto è redatto in una unica copia, letta e approvata in ogni sua parte dai soci fondatori costituenti, che ne siglano ogni pagina e lo sottoscrivono.

Rottamiamo la patria

"Il Consiglio Regionale della Toscana si impegni al più presto per far si' che prima di ogni seduta consiliare ordinaria e straordinaria venga diffuso l'inno nazionale''. Questa la richiesta, contenuta in una mozione, presentata dai consiglieri regionali del Partito Democratico Erasmo D'Angelis e Gianluca Parrini.

Segue la solita vuota enunciazione di altrettanto vuoti principi, dalla “convinta e immutabile appartenenza alla comunità nazionale ed europea”, ai soliti richiami alla solidarietà (ovviamente coi soldi altrui), all'accoglienza (ovviamente in casa d'altri) e alla Resistenza. L'intento dell'iniziativa sarebbe quello, udite udite, di “rafforzare l'identità comunitaria regionale”.
Ma almeno per una grossa fetta di noi Toscani l'Italia-nazione non ha più alcun significato. Il tricolore e l'inno riportano alla mente soltanto ingiustizie, massacri e ruberie di ogni genere, che proprio dell'identità, anche quella toscana, han fatto razzia. In nome della nazione, del bene comune, della patria, sono stati compiuti i più orrendi misfatti e sono state combattute le più assurde guerre...guerre combattute soltanto in nome della volontà di potenza dei governanti, di qualunque colore essi siano.

Insomma, quella del PD è una concezione di nazione ancora indipendente dalla volontà o dal consenso dei cittadini. Noi del Clan Libertario “Filippo Mazzei” vorremmo invece che si recuperasse una concezione del tutto opposta della "nazione". Una concezione non oggettiva ma soggettiva: dalle nazioni di "sangue e suolo", insomma, si passi alle "nazioni per consenso": ognuno non è ciò che altri hanno scritto, ma è ciò che ritiene di essere.
Non è certo affidandosi a simboli grondanti sangue innocente che è possibile recuperare e rivitalizzare la nostra identità: D'Angelis e Parrini, non in nostro nome!