La scure dell'Antitrust si abbatte su Livorno

L'Antitrust ha sanzionato nei giorni scorsi i due principali terminalisti attivi nel porto di Livorno, le società Terminal Darsena Toscana e Sintermar, per "intesa restrittiva della concorrenza". Sul banco degli imputati è finito il presunto coordinamento dei comportamenti delle due società in relazione ai prezzi offerti a Costa Container Lines.

La critica a simili provvedimenti è per lo più assente nella "galassia liberale": monopoli e cartelli sono generalmente ritenuti un "male assoluto" per i consumatori, e guai a chi osa levare una voce di dissenso.

Ma le teorie su cui poggiano simili convinzioni fan presto a rivelarsi fallaci qualora siano sottoposte ad un'analisi accurata. Ad essere discutibile è innanzitutto la concezione di concorrenza attualmente dominante: concorrenza sembra infatti necessariamente dover far rima con pluralità di soggetti coinvolti nel mercato, il che rivela una visione statica dei processi competitivi che mal si coniuga con la loro naturale dinamicità.
Come ci insegna Pascal Salin, economista francese di ispirazione liberale, concorrenziale è molto semplicemente un mercato aperto, a cui tutti possano accedere senza impedimenti legali. Non si incentiva insomma la concorrenza impartendo sanzioni da migliaia di euro qua e là, ma semplicemente rimuovendo quei vincoli che rendono l'inserimento sul mercato di nuovi competitors difficile, quando non addirittura impossibile. Un mercato facilmente accessibile renderebbe infatti difficili intese che dovessero andare a detrimento del consumatore, giacché simili accordi finirebbero quasi sicuramente con lo "stuzzicare" altri soggetti, pronti ad inserirsi con offerte più vantaggiose per sottrarre fette di mercato a chi sta "abusando" della propria posizione dominante.

Alla base della feroci accuse verso monopoli e cartelli sta inoltre la teoria economica neoclassica; come spiega egregiamente Francesco Galietti, "la grave critica che la teoria neoclassica muove al monopolio è che, in questa situazione, il venditore perviene alla formazione di un prezzo monopolistico superiore a quello di equilibrio in regime di concorrenza, e vi dovrebbe pervenire restringendo l'offerta, ossia sottraendo al mercato e magari distruggendo una parte del bene che potrebbe offrire. Il grosso handicap di questa teoria è che presuppone che il prezzo di equilibrio in regime di concorrenza sia noto al monopolista nella situazione di monopolio in cui si trova. Ma come può, chi si trova in situazione di monopolio, conoscere il prezzo "di equilibrio" in concorrenza?"

Tornando al caso livornese, come può l'Antitrust stabilire che i prezzi del contratto stipulato da Sintermar e CCL sono risultati "sensibilmente superiori a quelli che si sarebbero determinati in mancanza di concertazione"? Misteri della fede: i prezzi reali non possono infatti essere noti in anticipo, ma si determinano di volta in volta, in ogni situazione, con le compravendite relative.

I monopoli di Stato, quelli sì che - calati come sono dall'alto e garantiti da enormi "barriere"- quasi mai soddisfano i bisogni dei consumatori. Ma in quel caso l'Antitrust preferisce generalmente non intervenire, chissà poi perché...certo dev'essere più facile colpire
un cartello o un monopolio "naturale", costituito da privati colpevoli solo di saper soddisfare meglio di altri le esigenze di noi consumatori!

Alle società ingiustamente colpite dalle sanzioni in parola, va tutta la nostra solidarietà: liberi accordi fra adulti consenzienti non dovrebbero costituire reato, all'alba del XI°secolo.

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